Nati dalle conoscenze botaniche e dal sapere erboristico di monaci e frati che li preparavano per finalità terapeutiche, amari e liquori sono tuttora prodotti e consumati come bevande digestive, toniche e corroboranti.
La tradizione liquoristica piemontese ha sempre avuto un punto di forza nella produzione degli amari, bevande spiritose (questa la classificazione ufficiale) ottenute dalla infusione in alcol di erbe, radici, piante medicinali, cortecce e spezie.
Questo itinerario ci porta nel cuore della tradizione liquoristica piemontese, toccando:
Distanze da percorrere
Giorno 1
Km 4 Susa – Traduerivi
Km 7 Traduerivi – Mattie
Km 38 Mattie – Sacra di San Michele
Km 40 Sacra di San Michele – Torino
Giorno 2
Km 40 Torino – Pancalieri
Km 25 Pancalieri – Pinerolo
Km 32 Pinerolo – Saluzzo
Giorno 3
Km 5 Saluzzo – Castello della Manta
Km 5 Castello della Manta – Saluzzo
Giorno 4
Km 15 Saluzzo – Savigliano
Km 35 Savigliano – Melle
Km 40 Melle – Cuneo
La letteratura storica sul “gentiluomo di campagna” e i ricettari a stampa contemplano sovente, al proprio interno, una sezione dedicata alla produzione di liquori e distillati, segno di un interesse che la borghesia subalpina riservava a questi prodotti.
L’alta nomea del rosolio torinese e degli altri liquori subalpini trova conferma nei resoconti di viaggio del Grand Tour. Il geografo britannico Thomas Salmon, nel 1740, confermò “l’eccellenza dei rosolii e dei liquori torinesi e la stima di cui venivano meritatamente circondati” mentre le Nouvelle instruction pour les confitures, les liqueurs, les fruits pubblicate a Parigi a inizio Settecento registravano la ricetta di un “Rosolio di Torino”, segno di una circolazione reciproca di ricette fra Piemonte e Francia.
I numerosi ricettari regionali, editi a Torino fra la seconda metà del Settecento e la metà dell’Ottocento, confermano e codificano ulteriormente questa tradizione liquoristica regionale.
Ricco di indicazioni è Il cuoco piemontese perfezionato a Parigi, stampato a Torino nel 1766, il quale dedica un intero capitolo ai “siroppi” e un altro ai “frutti all’acquavita e rattafia”.
Una scelta ancor più ampia è contenuta nei Raccoglimenti di varie sorti di confiture praticate dal confitturiere di Sua Maestà Sarda, un manoscritto di fine Settecento, così come una buona scelta di distillati, elisir, liquori è presente nella raccolta intitolata Il confetturiere piemontese (1790).
Una scelta che ritroviamo, ulteriormente arricchita, nella summa della ricettistica subalpina: nel monumentale Trattato di cucina, pasticceria moderna, credenza e relativa confettureria di Giovanni Vialardi (1854) un intero capitolo è riservato a “liquori e ratafià per filtrazione ad uso di famiglia” e un altro a “Dei siroppi”, anch’essi “ad uso di famiglia”, dicitura che sottolinea e conferma il carattere domestico e casalingo di queste preparazioni. Un coevo ricettario francese, di cui comparve nel 1843 un’edizione torinese, intitolato La cuciniera di città e di campagna o nuova cucina economica, proponeva ai lettori piemontesi svariate ricette di sciroppi e ratafià, ma anche di anisette, maraschino, punch. Una varietà di preparazioni che si sarebbe ulteriormente arricchita due anni dopo con la pubblicazione di uno specifico ricettario: L’arte di conservare e di adoperare le frutta che contiene tutti i metodi più̀ economici per confezionare e comporne liquori, sciroppi, gelati, bevande domestiche e simili (1845).
Il 50% della produzione italiana di piante officinali, tra cui la menta piperita, è concentrata in un’area precisa del Piemonte: l’“isola d’erba” di Pancalieri (piccolo comune tra Torino e Pinerolo).
Dalla distillazione della menta piperita nera di Pancalieri si ottiene un pregiatissimo olio essenziale, riconosciuto dagli esperti come il migliore al mondo per aroma e gusto, e impiegato nel settore alimentare per sciroppi, caramelle, dolci e liquori (ma anche per cosmetici e rimedi naturali).
L’itinerario inizia a Susa, nell’omonima valle in provincia di Torino, bella cittadina di fondazione romana in cui sostare per una visita e uno spuntino, per poi proseguire, scendendo verso valle, a Traduerivi, frazione di Susa.
La Distilleria Erboristica Alpina nasce da una lunga tradizione liquoristica dell’area torinese. Fra i soci fondatori ci sono gli eredi di ditte storiche come Camoirano (fondata nel 1884) e Oberto, attiva nella produzione di vermut negli anni Cinquanta. A condurre l’azienda oggi ci sono Maurizio Zara e Alberto Fissore, con una lunga esperienza nella produzione di liquori.
La produzione della distilleria è variegata e ricca di marchi prestigiosi: il prodotto più conosciuto è il Genepy Granger, ottenuto per infusione di piante di Artemisia. Il Genepy fa parte della tradizione popolare da secoli ed è un po’ il cavallo di battaglia aziendale, essendo il liquore dal quale venne iniziata la produzione, a fine anni ’70. Strada facendo, poi, se ne sono aggiunti molti altri: liquori, gin, bitter, grappe, amari, golosità arricchite con cioccolato e nocciole, ed anche formati differenti, tra cui le fiaschette tascabili. Tanti prodotti profondamente legati al territorio tutti da degustare!
Si scende poi di qualche chilometro a Mattie, presso l’azienda agricola Brusafer. L’azienda si dedica, fin dalla nascita, al recupero degli antichi terrazzamenti per la produzione di oli essenziali e piante officinali.
L’orientamento est-ovest della valle, la pendenza dei versanti, la frequenza dei venti, fanno sì che quest’area goda di un microclima particolare: caldo e assolato di giorno, freddo nelle notti d’inverno. Una nicchia climatica in cui trovare specie tipicamente mediterranee, pur essendo sulle Alpi: lavanda, rosmarino, ulivi, mandorli crescono rigogliosi a poca distanza dalle lande di alta montagna tipiche dei climi artici. Questo clima particolare dona alle erbe e ai fiori aromi caratteristici che, uniti alla coltivazione biologica e alla lavorazione manuale, producono un risultato qualitativamente assai elevato. Presso l’azienda è possibile pranzare con i prodotti agricoli della casa, su richiesta.
Nel pomeriggio, una visita guidata alla Sacra di San Michele è altamente consigliata. Luogo storico, spirituale e panoramico, è un punto di riferimento nel paesaggio del torinese.
In serata, rientro a Torino, cena e pernottamento.
Si parte alla volta della parte sud della provincia di Torino: Pancalieri, con il museo della menta ed il suo “mare d’erbe”, e poi Pinerolo, la città che fu francese per 120 anni. Ricca di storia, di vestigia medievali e circondata da alcuni fra i più imponenti forti di tutto il territorio nazionale (il forte di Fenestrelle è citato come “la grande muraglia piemontese” o “il gigante armato”), Pinerolo merita decisamente una sosta, anche per il pranzo.
Nel pomeriggio, visita presso stabilimento, museo e laboratori Albergian, azienda storica d’Italia, con più di 100 anni di esperienza nella produzione liquoristica alpina.
Si prosegue per Saluzzo, per aperitivo, cena, amaro e pernottamento.
Saluzzo è letteralmente circondata di bellezze da vedere. In mattinata, è suggerita la visita guidata della città, con il pittoresco centro storico, che ha la curiosa forma di un ventaglio, e che in origine era racchiuso da una duplice cerchia di mura.
Il centro città è un susseguirsi di strade strette acciottolate, ripide gradinate, chiese ed eleganti palazzi nobiliari con logge dalla tinta rosso mattone o grigio pietra.
Di notevole interesse sono per il visitatore il Duomo, la chiesa di San Giovanni, la Casa dei Cavassa (i cui proprietari erano i vicari generali del Marchese) e la Castiglia, una fortificazione che sembra sorvegliare e proteggere, ancora oggi con la sua imponenza, il territorio circostante.
A seguire, pranzo e spostamento verso castello della Manta, sorprendente e antica dimora del Piemonte che sembra uscita da un poema cavalleresco. A far da sfondo a questo imponente edificio medievale c’è la corona delle Alpi Cozie, dominata dal profilo aguzzo del Monviso, che rende il castello ancora più suggestivo.
Situato nel comune di Manta, in provincia di Cuneo, il Castello è gestito dal 1985 direttamente dal FAI, il Fondo Ambiente Italiano, a cui fu donato dalla contessa Elisabetta De Rege Provana affinché venisse restaurato e valorizzato a livello culturale. La Manta fa infatti attualmente parte di un itinerario storico dedicato al casato dei Savoia, chiamato “I Duchi delle Alpi”, e del circuito dei “Castelli Aperti” del Basso Piemonte.
Rientro a Saluzzo per aperitivo, amaro, cena e pernottamento.
Saluzzo è letteralmente circondata di bellezze da vedere. In mattinata, è suggerita la visita guidata della città, con il pittoresco centro storico, che ha la curiosa forma di un ventaglio, e che in origine era racchiuso da una duplice cerchia di mura.
Il centro città è un susseguirsi di strade strette acciottolate, ripide gradinate, chiese ed eleganti palazzi nobiliari con logge dalla tinta rosso mattone o grigio pietra.
Di notevole interesse sono per il visitatore il Duomo, la chiesa di San Giovanni, la Casa dei Cavassa (i cui proprietari erano i vicari generali del Marchese) e la Castiglia, una fortificazione che sembra sorvegliare e proteggere, ancora oggi con la sua imponenza, il territorio circostante.
A seguire, pranzo e spostamento verso castello della Manta, sorprendente e antica dimora del Piemonte che sembra uscita da un poema cavalleresco. A far da sfondo a questo imponente edificio medievale c’è la corona delle Alpi Cozie, dominata dal profilo aguzzo del Monviso, che rende il castello ancora più suggestivo.
Situato nel comune di Manta, in provincia di Cuneo, il Castello è gestito dal 1985 direttamente dal FAI, il Fondo Ambiente Italiano, a cui fu donato dalla contessa Elisabetta De Rege Provana affinché venisse restaurato e valorizzato a livello culturale. La Manta fa infatti attualmente parte di un itinerario storico dedicato al casato dei Savoia, chiamato “I Duchi delle Alpi”, e del circuito dei “Castelli Aperti” del Basso Piemonte.
Rientro a Saluzzo per aperitivo, amaro, cena e pernottamento.
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