Questo itinerario di una giornata apre le porte della città del cioccolato ad una storia sorprendentemente ricca e orgogliosamente custodita. Il nostro viaggio nella storia tutta Torinese del girone del cioccolato ci porterà a visitare alcuni dei punti nevralgici del suo sviluppo, che insieme alla magia dello story-telling di una guida esperta, saprà affascinare anche quei pochi che il cioccolato proprio non lo mangiano!
Il percorso, svolgibile a piedi, è consigliato insieme ad una guida esperta che, oltre alle tappe rinomate citate in questo itinerario, saprà stupirvi con piccole perle artigianali affascinanti.
Nonostante molti attribuiscano a Emanuele Filiberto il merito di aver portato in Italia il cioccolato nel 1560, il merito sembra attribuirsi ai matrimoni dinastici tra eredi della Case Reali spagnole ed italiane, in particolare quello tra Caterina Michela di Spagna e Carlo Emanuele I di Savoia. Fu proprio la giovane moglie spagnola la prima ad esportare la cioccolata dalla Spagna, essa infatti arrivò a Torino nel 1585 con al seguito una molina, la domestica addetta alla preparazione della cioccolata calda. Da allora la bevanda prese il ruolo protagonista delle lunghe merende pomeridiane aristocratiche, solitamente arricchite da numerosi dolcetti, i Bagnati, che incentivarono il lavoro dei numerosi pasticceri cortigiani. Dobbiamo però attendere ancora un secolo, e più precisamente l’anno 1678, per vederlo ufficialmente consacrato tra i salotti cittadini: Giovan Battista Ari presenta a Maria Giovanna Battista di Savoia, Seconda Madama Reale, la richiesta di una patente per vendere pubblicamente il cioccolato e fu così che il suo utilizzo comincia a diffondersi anche al di fuori della corte. La nostra storia comincia proprio da qui.
Il nostro viaggio goloso ci porta attraverso il meraviglioso centro storino di Torino, culla della dinastia Sabauda e madre di uno degli alimenti più golosi della storia: il cioccolato in tutte le sue forme. Come precisato, il 1678 è un anno di svolta dopo che la seconda Madama Reale “liberalizza” di fatto la commercializzazione del cioccolato: dai salotti di corte, la bevanda al cioccolato si diffonde ai salotti cittadini. Tra tutte le bevande non solo tipiche ma anche e soprattutto storiche di Torino, il Bicerin è sicuramente quella che detiene il primato, ed è proprio nel 1763 che ha inizio la storia del famoso locale “Al bicerin”, prima tappa del nostro girone dei golosi! L’invenzione del Bicerin fu un’evoluzione dell’antenata Bavareisa, bevanda composta da caffè, cioccolata, latte e sciroppo che nel Settecento era molto in voga, specialmente durante gli inverni freddi piemontesi, e veniva servita in grossi bicchieri ristoratori. Anche in questo locale, sul finire del Settecento si serviva la Bavareisa, seguita poi dal Bicerin stesso, anche se inizialmente il rituale prevedeva che il caffè, il cioccolato e il latte fossero serviti separatamente. Solo nel secolo successivo i tre ingredienti vennero uniti in un unico caratteristico bicchiere, e la sua variante più famosa, il “’n poc ‘d tut” (un po’ di tutto), finì per prevalere ed arrivare ai nostri giorni. La bevanda cominciò a diffondersi e l’arte cioccolatiera entrò in un periodo di grandi lavorazioni ed invenzioni artigianali. È proprio l’Ottocento a rappresentare la grande stagione dei caffè torinesi, soprattutto dopo il ritorno dei Savoia alla fine del buio capitolo Napoleonico. Questi salotti rappresentavano luoghi di incontro fondamentali in un periodo politico in cui si comincia a sentire il profumo dell’Unità d’Italia: i borghesi, i reazionari, gli aristocratici o i liberali si incontrano e aprono le danze agli scambi di idee, opinioni e convinzioni, grazie alle quali si fomenta il pensiero unitario. Degustate il famoso Bicerin immaginando di sedere allo stesso tavolo di personaggi come Camillo Benso Conte di Cavour, Giacomo Puccini, Friedrich Nietzsche o Umberto Eco fra i tanti che lo hanno frequentato.
Per le vie del centro storico sono molti altri i caffè storici in cui fermarsi, anche solo per ammirare gli aristocratici interni, rimasti fermi nel tempo.
Ma la nostra storia continua perché cominciano a prendere forma anche i primi cioccolatini solidi, che immediatamente conquistano i gusti dell’aristocrazia ed è proprio Torino a detenere il vanto di aver creato il primo cioccolatino: il Diablottino. Sul finire del XVII secolo questa pralina al cioccolato, spesso aromatizzata, divenne il primo cioccolatino consumato dai Savoia. La macchina si era messa in moto e da lì a poco vennero creati diversi cioccolatini consacrando l’arte artigiana dei cioccolatieri torinesi che si diffuse sempre più fino a raggiungere le corti Europee. Naturalmente il più classico e famoso cioccolatino rimane il Giandujotto, la cui origine, risale alla metà dell’800 quando, per sopperire alla carenza di cacao dovuta al blocco navale napoleonico, i cioccolatai impiegarono le nocciole di Langa per incrementare l’impasto. Una vera svolta nel panorama torinese, che grazie a questa carenza cambiò il volto della pralineria affermandosi in tutto il mondo. Nel 1856 nasce il Giandujotto e due anni doppo Baratti e Milano inventa il celebre Cremino: eccoci arrivati alla nostra seconda tappa. In questo storico caffè degustate una delle versioni di Bicerin proposte ma accompagnatelo al celebre Cremino e alle altre golose proposte sfoggiate nelle vetrine.
Continuate ad esplorare le vie del centro alla scoperta dei famosi salotti aristocratici e magari sostate per degustare il famoso Tramezzino del Caffè Mulassano di piazza Castello.
Nel pomeriggio il nostro viaggio fa un salto di un secolo e dai caffè torinesi si sposta ad un celebre laboratorio divenuto icona della qualità del cioccolato artigianale: Guido Gobino. La loro storia comincia nel 1964 da una tradizione di famiglia in continuo rinnovamento, capace di creare nuovi prodotti mantenendo il profondo rispetto della tradizione. Gobino crea inoltre il “Laboratorio Artigianale del Giandujotto” prediligendo solo materie prime di qualità e utilizzando la tecnica dell’estrusione: i cioccolatini sono tagliati e modellati a mano proprio come venivano fatti in origine, senza compromessi. La degustazione organizzata da Gobino è una vera e propria analisi sensoriale che, attraverso i 5 sensi farà comprendere le caratteristiche del cioccolato in assaggio, dal Giandujotto al Tourinot, dai Cremini al cioccolato puro.
Questo viaggio nel mondo del cioccolato di Torino non è solo un percorso goloso ed emozionale ma vi riporterà ai tempi gloriosi degli usi e costumi di corte, a quei tempi in cui i capitoli dei ricettari nobiliari erano densi di preparazione a base di cioccolato proprio per la sua natura aristocratica. Il celebre Vialardi nel suo “Trattato di cucina, pasticceria moderna, credenza e relativa confettureria” offre una panoramica di quanto quest’arte fosse importante e sociale tra i salotti Reali, riportiamo qui alcune delle sue ricette della bevanda che ha spalancato le porte all’artigianalità cioccolatiera torinese e del celebre Diablottino.
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